Le poesie contenute nei libri hanno spinto da subito per nascere nel suono. Ogni lavoro realizzato, libro, poema o opera inedita, viene messo in voce in serate spettacolo.
La voce poetica è un esotico e imprendibile uccello, un lapillo sparato in cielo dalla bocca del nostro vulcano, il breve lume di un fiammifero che illumina il lato misterioso e segreto delle cose.
La sera leoni e Anatemica hanno una veste sonora, e la trovi qui.
Una raccolta di trentaquattro poesie da leggere, ascoltare e spiare, selezionate e sezionate. L’antologia è stata totalmente autoprodotta nel 2020.
Ogni testo ha abbinato un codice QR che rimanda alla lettura sonora della poesia o a un video presentando i versi oltre il loro segno grafico, invitando anche suono e immagini.
Trentaquattro scavi archeologici per terra, aria e mare.
“Perché tra l’acqua calda e il gelo
Ci sia qualcosa
Che sia stabile e affettuosa
Dovrei dosare bene
L’uscita della doccia.
Ma è che tra l’acqua gelida e l’opposto
scende qualcosa che non si fa goccia,
va dritto nel cervello, e trova posto.
Anche di notte tiene il suo da fare
e l’umido degli occhi mostra il segno
che l’acqua solca, invece di sciacquare.”
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Poema a 33 voci, ed. Sem Plumas, 2022.
Anatemica è il linguaggio sensibile del corpo.
Gli organi che partecipano alla nostra esistenza vivono dell’eros intrinseco dell’essere vivi, conservano una memoria e una personale visione delle cose e ce ne fanno dono, come un’offerta votiva, nello svolgimento della loro funzione.
Il lavoro sulla voce è approfondito in questa seconda pubblicazione e legato a un codice QR che lo rende raggiungibile.
“Da noi quello che luccica è d’oro.
D’argento invece è la risata dei passanti senza vergogna e memoria
che scelgono di venire
per la gioia multiforme del tornare.
In questo paese non esistono porte d’ingresso
e non sono di mattoni le pareti
ma tutti abbiamo un posto per dormire
e sempre chiediamo il permesso per poterlo fare insieme.
E diventiamo nuovi la mattina
tenendo a mente, per i giorni che conducono al morire,
ciò che ci siamo detti la notte,
quando si è soliti brillare.”
Poema corale, ed. Sensibili alle foglie, 2024.
Gli animali arrivano dallo sguardo di un coro per prestare ascolto ai discorsi umani e da questi incontri nasce una cosa di uomo e donna, una cosa femmina che ritorna poi nel fiume canto collettivo.
Nel corso di una giornata, l’occhio dell’universo partecipa ad ogni movimento sulla Terra e il respiro cresce, come il mutevole mare dove stiamo immersi, fino a tornare cosmico. Uno sguardo su parti di mondo che si pensano distanti e si scoprono vicine e guardano insieme e negli occhi la zona oscura.
“La notte è degli spiriti
dentro e fuori se guardi bene, trovi lo stesso colore della grandine
ma è notte,
allunga il braccio come a sentire se piove
lo vedi che è pieno di spiriti?
Qui non si parla e non si ascolta
nemmeno uno alla volta.
Trattieni il fiato silenzioso nella bocca,
qui solo ci si tocca.”